Nel 1957 ero un giovane ingegnere, appena entrato nel mondo del lavoro in una impresa di costruzioni romana, dopo che avevo, con ferrea determinazione, dribblato un osceno e fugace passaggio in un ministero.
Inaspettatamente mi trovai proiettato come borsista a Milano, nella avventura dell’AGIP Nucleare, che Enrico Mattei (conservo incorniciata la lettera di assunzione con la sua firma autografa) aveva voluta con lungimiranza, avviando la costruzione della Centrale Nucleare di Latina.
Così dall’autunno 1958 alla primavera del ’63 rimasi a Latina, dove iniziai occupandomi del controllo di qualità del calcestruzzo fresco e della sua resistenza a rottura. In seguito, allargatesi le mie mansioni, conservai fino alla fine dei lavori la responsabilità del laboratorio prove materiali.
All’inizio l’unico riferimento era ancora il decreto 2228 del 1939 (ci sono voluti altri dieci anni per superarlo), non c’era ancora in Italia l’industria del ready mixed e non ci capiva niente nessuno, università compresa.
Voglio qui ricordare il mio primo mentore, l’ing. Franco Orsenigo (che mi sembrava vecchio, ma aveva solo trentacinque anni), che era il dirigente del cantiere ed era arrivato fresco fresco dalla direzione lavori della diga del Vajont, dove ovviamente la tecnologia del calcestruzzo era la più avanzata in Italia. I primi rudimenti me li feci con uno stage in Gran Bretagna dove, sia pure in modo molto empirico, erano anni luce avanti alle esperienze italiane. In quegli anni fui anche membro dell’American Concrete Association, i cui proceedings erano all’avanguardia mondiale in questo settore.
Nel mio laboratorio furono testati circa 30.000 cubetti di calcestruzzo, sia di produzione che sperimentali: tutti i risultati venivano analizzati col metodo statistico.
Furono anche condotti studi, che portarono ad un finanziamento Euratom per lo studio di applicazioni del calcestruzzo pesante (baritico), soggetto a sollecitazioni termiche per strutture schermanti in calcestruzzo precompresso nei reattori nucleari..
In quegli anni misi le basi per una teoria organica che legasse le variabili indipendenti (di progetto) a quelle dipendenti (specifiche della composizione) per il calcestruzzo.
Poi morì Mattei, venne il ciclone Saragat-Ippolito e l’Enel, con l’inondazione dell’economia italiana dei più che generosi rimborsi alle ex società elettriche (impreparate a gestire liquidità di quella portata), fino alle immeritate fortune di un “verde” dottore in fisica (ch evito di citare per nome, seguendo l’esempio di Carlo Bernardini a proposito di un noto personaggio del mondo accademico), il quale con la complicità dei mezzi così detti di informazione ha dato una mano sostanziale a precipitarci nella situazione energetica attuale (ma questa è un’altra storia).
Così ho continuato saltuariamente e a tempo perso ad occuparmi dell’argomento, mentre facevo parte di quella grande e gloriosa impresa che fu la Sogene .
Poi ho cambiato del tutto mestiere, e il lavoro sul calcestruzzo è rimasto nel cassetto.
Queste pagine riprese ora, con la calma consentita dall’essermi ritirato dal lavoro attivo, mi sono sembrate avere ancora qualche interesse, anche se forse sono superate dai progressi che la materia nel frattempo ha certamente conseguito, e dei quali non mi sono mantenuto al corrente.
Pertanto le sottopongo al giudizio dei cultori della materia per quello che ancora possono valere, dai quali sarà gradito ricevere qualche commento e giudizio.
Leggi o scarica i documenti: Teoria del calcestruzzo, Allegati
CIao Vincenzo, intanto complimenti per il bolg, interessante e simpatico!!
RispondiEliminaho scaricato i pdf sulla teoria del cemento. avrò sicuramente bisogno di un pò di tempo solo per capirne i passaggi, e spero che qualcosa alla fine la capirò!!!
bella la poesia.
un saluto
Raniero